Lo S.P. è un'anima affine che ti capisce e ti completa

lunedì 26 luglio 2010

questi sono i "-" della sua vita

Erano ormai più di due ore che Dorian stava sulla sua sedia da lettura.
Prima di immergersi nel libro aveva sistemato la stanza come meglio poteva per creare un ambiente rilassante; la tenda parasole abbassata, il ventilatore al minimo, nello stereo un cd di Billie Holiday e dopo aver messe dei cubetti di ghiaccio in un bicchiere lo riempi con il the che aveva preparato la mattina. Versatosi da bere si guardò intorno, si disse che non avrebbe potuto fare niente di più e si immerse nella lettura.
Ora, trascorse due ore, ed avendo corso, sudato, dormito e mangiato nel deserto insieme a Mike, il protagonista del romanzo, si era annoiato di vivere una vita non sua, così chiuse il libro.
Si guardò intorno e, come due ore prima, tutto era perfettamente a posto. Tutto era calibrato alla perfezione per lui, per una persona, ed allora bestemmiò. Gli capitava così, a volte; gli capitava di rendersi conto in un istante, con uno sprazzo di lucidità estrema, di essere solo. Non che già non lo sapesse, ovviamente, ma capire profondamente il significato della parola solitudine, sentirne il sapore, vederne il colore, guardarne l'effetto sul suo viso lo faceva arrabbiare tanto da mandarlo in tilt. Se la prendeva con lei, con lui, con tutti; ed allora la bestia prendeva il sopravvento nel suo spirito. Se Darwin lo avesse visto in quelle circostanze non avrebbe avuto bisogno di andare alle Galapagos per capire che l'Uomo discende dagli animali. Nella sua furia cieca e brutale c'erano tutti i tratti del bestia ferita o in gabbia che lotta selvaggiamente per scappare e riprendersi la sua vita. In più, a peggiorare la situazione, c'era la consapevolezza che lui non era in gabbia, che avrebbe potuto fare qualcosa per contrastare questa situazione; ma cosa, cosa fare? Considerò l'idea di richiamare Kathtrine ma il solo pensiero lo disgustò. Allora cercò altre vie guardandosi intorno in cerca di un qualsiasi appiglio a cui aggrapparsi. Lui era lì, in piedi, al centro della sua stanza singola, costruita\arredata\pensata per un singol e non vedeva niente di utile; non vedeva nulla che potesse dargli un'idea di come riempire il cuore di un sentimento diverso dalla rabbia che intanto cresceva furiosa e incontrollabile.
"Cosa posso fare? Cosa potei fare? Cosa potrò fare?" si ripeteva urlando in testa, automaticamente, come un mantra.

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